Club Calabrese per la Caccia alla Volpe Simulata
Tenuta Pietranera

Storia e Tradizione

Fin dal medioevo, i tornei, le giostre, e le cacce in generale derivavano tutte dalla necessità dell'aristocrazia di mantenersi in allenamento a cavallo in tempo di pace, per non essere impreparati nell' eventualità di una guerra.

La diffusione della caccia alla volpe si ebbe nel Regno Unito a opera del duca di Beufourt nel 1786 quando tornando da una infruttuosa battuta di caccia al cervo sulle sue terre, il duca si imbattè per caso con la sua muta di cani in una volpe, animale fino ad allora ignorato.

Il duca e la muta si lanciarono così all'inseguimento del fulvo animale, saltando siepi, muretti, guadi, ma senza infine riuscire a catturare il furbo canide.




The Duke of Beaufort, Badminton House - Master of the Queen’s Horse.

La volpe animale territoriale, astuto, svelto, capace perciò di mettere in difficoltà i suoi inseguitori, divertì così tanto il duca, che egli abbandonò definitivamente la caccia al cervo per dedicarsi unicamente alle volpi.
Fu cosi che l'aristocrazia terriera Inglese, appassionata di cavalli e amante della campagna, cominciò ad allevare sempre più mute di segugi, assoldando un crescente numero di inservienti e aiutanti, e arrivando infine a selezionare addirittura anche un tipo di cavallo, l'Hunter, specifico per questo sport.
In breve tempo i club's di caccia alla volpe si diffusero sempre più, sbarcando anche tra la nobiltà Europea nel corso del diciannovesimo secolo.
Queste nuove società, a differenza dei primi circoli nobiliari-ricreativi, pur essendo Gentlement's club, si basavano principalmente sulla passione per l'equitazione, la campagna e i cavalli.

Circoli insomma frequentati principalmente da quei nobili di tradizione terriera, proprietari di scuderie, o appassionati di equitazione di campagna.

Le prime società per la caccia alla volpe, si sono diffuse in Italia praticamente verso la prima metà del diciannovesimo secolo, quando lord Gorge Stanhope, conte di Chesterfield, e amico del principe Livio Odescalchi, diffuse la pratica di questo sport nella campagna Romana, durante la sua vacanza in Italia.

In ogni caso tutte queste società, club’s, associazioni, o circoli per la caccia alla volpe a cavallo, hanno un comune denominatore, quello cioè di praticare uno sport equestre nel quale si respirano gli storici e intramontabili usi, costumi, stili, della tradizione.

I baroni Gallelli di Badolato, che vantano una lunga tradizione di cavalieri e ordini cavallereschi, sono i primi ad aver fondato nel 2006 in Calabria, il Club per la caccia alla volpe simulata a cavallo, che è il solo, unico circolo del genere nel meridione d’Italia.


IL PORTAVOCE

Dott. Alessandro Cordelli.




ADONE (scuderie castello Gallelli di Badolato) olio su tela cm. 120X180 1854.



Barone Pasquale Gallelli, a cavallo di GIULIANO delle scuderie castello Gallelli di Badolato. Olio su tela 20 x 30 cm. 1853.



Barone Pasquale Gallelli con APOLLO delle scuderie castello Gallelli di Badolato.Olio su tela 50x70-1854.



Barone Pasquale (Pascal) Gallelli, cav. della corona d’Italia, sindaco di Badolato, secondo proprietario della banca Gallelli di Badolato, e creatore nel 1925 della centrale idroelettrica del Romito, olio si tela cm. 72x102 anno 1915 (collezione Gallelli).

Barone don Giuseppe Gallelli a cavallo di Fulmine, olio su tela cm. 140x200 anno 1938 (collezione Gallelli.



Barone Vittorio Gallelli, olio su tela cm. 100x150 2001 Massimo Monforte (collezione Gallelli).



Barone Ettore Gallelli di Badolato, in tenuta da polo, olio su tela cm. 100x150 anno 2007 maestro Mario Jannitti (Collezione Gallelli).



Caccia alla volpe a cavallo (Club Calabrese per la caccia alla volpe), olio su tela cm. 70X100 2007 presso tenuta Pietranera.





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